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  • Immagine del redattoreSocietà Meteorologica Alpino Adriatica

Un'altra stagione di rilievi si è conclusa ed ancora una volta lascia dietro a se meno ghiaccio

La ricerca sulla criosfera sotterranea del Canin e del Friuli Venezia Giulia, dopo 10 anni importanti in grado di portare ad interessanti risultati scientifici ed inediti ritrovamenti, prosegue ora con un progetto del Servizio Geologico della regione FVG, grazie ad un accordo operativo stipulato con l'Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche


Il 23 novembre un piccolo team composto da tre ricercatori in rappresentanza dell'Istituto di Scienze Polari - CNR, della Società Meteorologica Alpino-Adriatico e del gruppo speleologico Commissione Grotte Eugenio Boegan, ha raggiunto due delle grotte del Canin, Alpi Giulie, interessate da un monitoraggio di lungo periodo dei depositi di ghiaccio permanente al loro interno.


Queste grotte sono monitorate ormai da 10 anni e rappresentano senza ombra di dubbio le cavità con ghiaccio più studiate delle Alpi meridionali nell'ultimo decennio e tra le grotte di ghiaccio più studiate delle Alpi. Le attività principali riguardano le misure di bilancio di massa e lo studio dell'evoluzione del permafrost in roccia, oltre che le caratteristiche micro-meteorologiche e micro-climatiche.


Photo credits Andrea Securo


Dal 2011 Renato R. Colucci, che guida la ricerca sulle grotte di ghiaccio nelle Alpi sud orientali, e colleghi si recano in diverse grotte d'alta quota del gruppo del Canin (Alpi Giulie) per studiare l'evoluzione di questi depositi. Oltre alle osservazioni sopra menzionate, ve ne sono alcune particolarmente innovative e peculiari.


Una di queste è la presenza in Canin della calcite criogenica, rinvenuta per la prima volta in Italia proprio in una grotta di questo massiccio carsico di alta quota, e che rappresenta inoltre il primo ed unico ritrovamento di questo tipo nelle Alpi meridionali.


Un articolo scientifico pubblicato nel 2016 dal titolo First evidence of in-situ Coarse Cryogenic Cave Carbonate (CCCcoarse) illustra i dettagli di questo ritrovamento.


Renato R. Colucci (ISP-CNR, CGEB, SMA-A) e Costanza Del Gobbo (SMA-A) controllano lo stato dei datalogger di temperatura dell'aria. Photo credits Andrea Securo


Le osservazioni micro-meteorologiche e climatiche in alcune grotte del massiccio del Canin sono iniziate 10 anni fa grazie anche alla Società Meteorologica Alpino-Adriatica (all'epoca Unione Meteorologica del Friuli Venezia Giulia) e ad un sostegno finanziario messo a disposizione dalla Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale.


Grazie a questo primo approccio scientifico a questi ambienti, negli anni successivi è stato possibile chiarire diversi aspetti poco noti in merito al comportamento attuale di ambienti alpini così peculiari, tipici degli altipiani carsici posti ad alta quota. In particolare è stato il progetto C3-Cave's Cryosphere and Climate che ha portato ai risultati fin qui più significativi.


Le attività di ricerca sono state corredate anche da una importante attività di divulgazione, ad esempio con la realizzazione di alcuni corti disponibili sul portale C3 a questo link.


Photo credits Andrea Securo


Uno degli obiettivi principali delle ricerche attualmente in atto è quello di monitorare l'attuale evoluzione del ghiaccio che si verifica in questi ambienti, e che non sempre è lineare e comune a tutte le cavità. Se diverse cavità con ghiaccio hanno infatti già mostrato evidenti segni di degradazione costante della criosfera negli ultimi decenni, alcune grotte situate ad altitudini più elevate risultavano apparentemente ancora in equilibrio con il clima fino a pochi anni fa.


A partire dal 2014, invece, una serie di eventi descritti in 2 articoli scientifici pubblicati nel 2016 (Response of Ice Caves to weather Extremes) e nel 2019 (Climate change and rapid ice melt: Suggestions from abrupt permafrost degradation and ice melting in an alpine ice cave), ha innescato una brusca fusione del deposito di ghiaccio associato a un rapido aumento della temperatura in roccia. Questo, a sua volta, ha portato alla degradazione del permafrost nelle pareti rocciose della grotta, modificando improvvisamente le caratteristiche termodinamiche della stessa.


Nell'animazione gif qui sotto è possibile vedere di quanto il ghiaccio si sia ridotto in soli 6 anni, dall'autunno 2014 all'autunno 2021.


Evoluzione del ghiaccio in una cavità del Canin


Le attività di ricerca sulla criosfera sotterranea nelle aree carsiche del Friuli Venezia Giulia sono ora portate avanti anche dal progetto CryoKarst (Criosfera negli ambienti carsici del Friuli Venezia Giulia) grazie ad un accordo operativo stipulato tra l'Istituto di Scienze Polari (CNR) ed il Servizio Geologico della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.


Il progetto ha tra gli obiettivi primari lo sviluppo di tecniche di rilevamento in ambienti glaciali ipogei e l'implementazione del catasto speleologico regionale attraverso la revisione del Catasto stesso, la stesura di un protocollo di rilevamento, l'organizzazione di eventi formativi, il monitoraggio e studio delle interazioni clima-criosfera negli ambienti glaciali sotterranei dell'area "pilota" del Monte Canin (clima, paleoclima, geomorfologia ed evoluzione del permafrost), lo sviluppo e la sperimentazione di tecniche SfM.MVS per l'esecuzione di rilievi tridimensionali e l'evoluzione dei depositi nel corso del tempo.


I responsabili scientifici del progetto sono Renato R. Colucci per l'Istituto di Scienze Polari (CNR) e Paolo Manca e Michele Potleca per il Servizio Geologico della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.

Collaborano al Piano delle Attività anche la Società Meteorologica Alpino-Adriatica ed il Parco Naturale delle Prealpi Giulie.

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