A cura di renato R. Colucci e Gianluca Pistrin
Il nivometro del Livinal Lunc a 1836 m di quota è andato a “zero” il 23 maggio scorso, quello della Kredarica a 2514 m lo raggiungerà verosimilmente in una decina di giorni dopo, segnando una delle stagioni più precoci di scomparsa della neve sulle Alpi Giulie. Sul resto delle Alpi, anche peggio.
Ci eravamo forse abituati “bene” negli ultimi 3 anni con mesi di maggio particolarmente freschi e nevosi (il 2019 e 2021) o nella media climatica del passato (il 2020). Senza particolari premesse che facessero presagire una tale anomalia meteorologica, il mese di maggio, dopo un avvio tutto sommato termicamente in linea con la climatologia di lungo periodo, si è rapidamente mascherato da luglio a causa dell’influenza via via più marcata dell’anticiclone africano.
Ad aggravare la situazione nivologica, peraltro, un inverno particolarmente avaro in precipitazioni su quasi tutto l’arco alpino, anche se il prezzo maggiore in questo senso lo hanno sicuramente pagato le Alpi centro-occidentali. Va da sé che il nivometro della stazione automatica del Livinal Lunc (1836 m) è arrivato a “zero” un paio di giorni fa, e questo significa che la stagione della neve 2022 è tecnicamente conclusa.
Misure giornaliere ai nivometri del Livinal Lunc (stazione meteorologica automatica) ed al Rifugio Gilberti (nivometro manuale). Fonte Protezione Civile FVG e AINEVA.
Quello che colpisce osservando la linea rossa dello spessore giornaliero media della neve ai 1836 m della stazione nivo-meteorologica della Protezione Civile FVG è la pendenza della curva nel mese di maggio, drasticamente più ripida rispetto a quella nera spessa dell’andamento osservato nel recente passato
Le Alpi Giulie, tutto sommato, il loro decente quantitativo di neve, seppur sotto media, ce l’hanno avuto, e bisogna sottolineare come sia andata peggio in altre annate del passato. Al sito AINEVA del Rifugio Gilberti (1840 m) i rilievi giornalieri manuali condotti quest’anno tra il 26 novembre ed il 27 aprile, riportano infatti 610 cm di sommatoria neve, di fatto poco meno di 1 metro inferiore al valore normale degli ultimi 30 anni.
Va detto che la sommatoria neve dei dati “ufficiali” rappresenta sempre una sottostima della realtà a causa del limitato periodo di osservazione, ma è con quella che si fanno i confronti con i dati del passato.
Le Alpi Giulie ad inizio stagione invernale il 25 novembre 2021, prima della copiosa nevicata dei giorni immediatamente seguenti che porterà mediamente mezzo metro di neve fresca a fondovalle. foto Andrea Securo
Nella realtà, la neve totale caduta al Gilberti nell’inverno 2021-22 ammonta a 703 cm, sommatoria che tiene conto delle nevicate occorse al di fuori dell’intervallo temporale riportato qualche riga sopra. Ci sono da conteggiare infatti le nevicate del 7 ottobre (10 cm), 2, 3 e 4 novembre (46 cm), 8 novembre (25 cm) 14 novembre (2 cm) e 23 novembre (1 cm).
Il 1993, che rimane l’inverno più avaro in precipitazioni nevose, riporta negli archivi una sommatoria di soli 205 cm, davvero una penuria per gli standard delle Alpi Giulie.
Una magra consolazione comunque, perché è un fatto oggettivo che ad un inverno “secco” del passato non seguiva poi un’estate lunga e calda come quelle degli ultimi 20 anni. Questo aspetto, di conseguenza, limitava i danni con piccoli aggiustamenti delle fronti glaciali a cui era mancato un po’ di accumulo, ma che veniva poi colmato negli anni successivi.
Le temperature estive (giugno, luglio e agosto) a 2200 m in Canin tra il 1979 ed il 2018 sono aumentate di 2°C. Modificato da Colucci et al. 2021
L’inverno 2021-2022, peraltro, va in totale controtendenza rispetto a quanto si è osservato in questo settore alpino negli ultimi 15-20 anni, ossia un incremento delle nevicate con particolare riferimento a quelle estreme (immagine sotto). Metri di neve tutti in una volta che, alla fine della stagione di accumulo, sono riusciti a controbilanciare estati sempre più calde (immagine sopra) e sempre più lunghe e che fondono più neve di una volta (le due immagini seguenti ancora più sotto).
Le precipitazioni invernali in Alpi Giulie - Canin nel periodo 1979-2018. Modificato da Colucci et al. 2021
A dirla in breve, di neve negli inverni recenti ne è caduta mediamente di più in quota, ne è andata via di più durante l’estate perché fa più caldo, ma alla fine c’è stato un certo equilibrio tra le due. Attenzione, quanto detto vale solo per le quote superiori ai 1600-2000 m, e non per i fondovalle dove invece nevica sempre di meno perché spesso la pioggia si sostituisce alla neve (e non facciamo l’errore di pensare solo all’ultimo inverno).
A sinistra (blu) grafico relativo alla quantità di fusione di neve in millimetri di acqua equivalente stimata per le Alpi Giulie ad una quota di 2200 m sulla base di un fattore che tiene conto della sommatoria gradi giorno. Oggi l'estate fonde l'equivalente di una colonna d'acqua alta 1 metro e 20 centimetri in più rispetto a quanto non facesse all'inizio degli anni '80. A destra (rosso) la lunghezza del periodo di ablazione è aumentato in estate di quasi 20 giorni in 40 anni. Modificato da Colucci et al. 2021
Anche più in alto, ai 2514 m dell’osservatorio della Kredarica dove i cm di neve si misurano manualmente giorno per giorno ed anche in estate (veramente un passo in più rispetto alla nivologia italiana, non si può non ammetterlo), il disegno è simile ma allo “zero” del terreno non ci siamo ancora arrivati. Il 24 maggio scorso lo spessore di neve al suolo era di 85 cm.
le misure al nivometro della Kredarica (2514 m) dagli anni '50 ad oggi. Fonte arso.si
Con i tassi di ablazione di questi giorni che fondono circa 15 cm al giorno, questo significa più o meno una settimana di permanenza ancora, ma il raffreddamento del prossimo week end posticiperà di qualche giorno la scomparsa totale del manto nevoso al suolo.
Un ulteriore confronto del 2022 con i valori minimi, medi e massimi di manto nevoso al suolo osservati alla Kredarica in passato, ripresenta una visione molto simile a quella del Livinal Lunc, in particolare osservando la pendenza della curva blu in discesa rispetto a quella verde climatologica.
Il confronto dei dati giornalieri al nivometro della Kredarica con i valori minimi e massimi giornalieri misurati dal 1954 ad oggi. Fonte arso.si
Potremmo assistere quest’anno alla più precoce scomparsa della neve alla base dell’ultimo tratto di salita al Triglav (2864 m), la cima più alta delle Giulie, ma giorno più o giorno meno ci troviamo di fronte ad un anticipo, rispetto al normale, di almeno 4 settimane. La neve infatti scompare più o meno definitivamente davanti al rifugio della Kredarica nella seconda decade di luglio normalmente.
Ancora più eclatante è il confronto con quanto successe l’anno scorso nello stesso periodo quando il manto nevoso stava aumentando rapidamente grazie a frequenti nevicate e temperature sotto alla media. L’andamento di quest’anno sembra quasi speculare rispetto a quello dell’anno scorso e di fatto alla stessa data del 24 maggio mancano 420 cm di neve.
Il confronto tra i dati giornalieri al nivometro della Kredarica nel 2021 e nel 2022. Fonte arso.si
E’ davvero un confronto impietoso in ogni caso, perché stiamo facendo i conti con la primavera straordinariamente nevosa dell’anno scorso che portò allo spessore tardivo più alto mai osservato dagli anni '50 con 520 cm al suolo il 26 maggio, ed il maggio straordinariamente caldo di quest’anno
Come scrivevamo in apertura, il prezzo più caro in termini nivologici lo hanno sicuramente pagato però le Alpi centro-occidentali, come riportato qualche giorno fa dalla Società Meteorologica Italiana (www.nimbus.it) e dal Servizio Glaciologico Lombardo con alcune riflessioni riportate sulle rispettiva pagine Facebook.
Al ghiacciaio Ciardoney, monitorato da anni dalla Società Meteorologica Italiana, il nivometro della stazione meteorologica automatica è andato a “zero” il 24 maggio scorso, come bene si vede nel grafico seguente. Cliccandoci sopra si viene reindirizzati al post originale.
Dati giornalieri dell'altezza del manto nevoso riferiti al nivometro della Società Meteorologica Italiana presso il ghiacciaio Ciardoney
Quest’ultimo grafico (sotto), che postiamo con particolare emozione, si riferisce invece al confronto tra i dati del Livinal Lunc e del Rifugio Gilberti e la stazione di Sella Nevea della Società Meteorologca Alpino-Adriatica, sita nei pressi della partenza cabinovia Sella-Gilberti. Lì il nivometro è andato a “zero” il 22 aprile scorso con 301 cm di sommatoria totale, ed è interessante fare a questo punto una considerazione.
Dati giornalieri di spessore neve al suolo alle stazioni del Rifugio Gilberti (AINEVA), Livinal Lunc (Protezione Civile) e Sella Nevea (Alpi Giulie Meteo-Lab).
Le zone di valle del Friuli Venezia Giulia hanno vissuto un’annata nevosa molto favorevole con un manto nevoso continuo come raramente accaduto nei recenti inverni. A favorire questa situazione la nevicata abbondante di fine novembre, ad inizio stagione, la quasi totale mancanza di intense sciroccate in grado di erodere completamente il manto nevoso a valle e le prolungate fasi anticicloniche con inversioni termiche e freddo.
Due facce contrastanti ed antitetiche del medesimo inverno. Un inverno da dimenticare per i bacini glaciali alpini che, verosimilmente, già in gran parte scoperti dalla poca neve invernale caduta, potrebbero andare incontro ad una delle peggiori stagioni di ablazione mai osservate con metri di ghiaccio che saranno inesorabilmente persi. Vedremo alla fine, a settembre, come gli ultimi piccoli corpi glaciali delle Giulie saranno stati in grado di superare questa durissima prova.
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© Società Meteorologica Alpino-Adriatica
Testo e grafici:
Renato R. Colucci
Istituto di Scienze Polari - CNR
Società Meteorologica Alpino-Adriatica
Dati neve Gilberti e Sella Nevea:
Gianluca Pistrin
Collaboratore esterno SMAA
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